Si è aggiunto un nuovo decisivo tassello al percorso diocesano delle Collaborazioni pastorali: sono stati, infatti, pubblicati gli Statuti. Ma di cosa si tratta? Lo ha spiegato il delegato episcopale all’attuazione del progetto, mons. Ivan Bettuzzi al settimanale diocesano La Vita Cattolica: «Le collaborazioni pastorali – evidenzia – non sono spazi burocratici, piuttosto luoghi di incontro, di scambio». Per tutelare questi spazi, l’Arcivescovo ha dunque promulgato gli statuti per ciascuno degli organismi di partecipazione ecclesiale: il Consiglio pastorale diocesano, il Consiglio pastorale foraniale e il Consiglio pastorale di collaborazione (in sostituzione del Consiglio pastorale parrocchiale). Sono stati inoltre introdotti due nuovi strumenti: il Gruppo di riferimento parrocchiale e il Coordinamento per la gestione economica della Collaborazione pastorale, con i relativi regolamenti. I documenti vengono distribuiti in questi giorni nelle parrocchie e sono disponibili on line a questo link, ma i provvedimenti entreranno in vigore la prima domenica di Avvento.
«Attraverso questi statuti e regolamenti vengono stabilite le linee e i compiti di tutti coloro che a titolo diverso sono chiamati a cooperare per l’evangelizzazione, la missione e l’educazione all’interno della Chiesa Udinese», spiega mons. Bettuzzi.
Nel concreto degli statuti, quali le principali novità? «Nel Consiglio pastorale di collaborazione, ad esempio, è prevista la presenza di almeno due consiglieri per ogni parrocchia, a cui si aggiungono i referenti pastorali d’ambito e diaconi, presbiteri e religiosi. Il Consiglio pastorale foraniale preserva la gestione di alcune pastorali trasversali, come i corsi fidanzati e più in generale la pastorale familiare e i centri di ascolto Caritas, che hanno bisogno di un respiro territoriale più ampio, mentre molti altri compiti passano alla Collaborazione pastorale. Infine, per il Consiglio pastorale diocesano è stata fatta una scelta coraggiosa: non lo si è voluto ridurre a un nucleo di pochi rappresentanti – gli 8 direttori dei Consigli pastorali delle foranie – ma aperto ai direttori di tutte e 54 le Collaborazioni, cui si aggiungono i membri di diritto e i rappresentanti delle associazioni laicali e dei religiosi. In questo modo l’Arcivescovo può avere una “presa diretta” sul territorio e, viceversa, il territorio un rapporto diretto con l’Arcivescovo».
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